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Debbie Barker: il TTIP minaccia la democrazia


Anche negli Stati Uniti il dibattito sui trattati di libero commercio è particolarmente acceso. Non solo Ttip però, considerando che gli Usa stanno negoziando un accordo altrettanto importante. Si tratta del Tpp, il Trans Pacific Partnership, il trattato di libero scambio fra Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Peru, Brunei, Cile, Singapore e Vietnam, ovvero il 38% dell’attività economica globale. Le modalità di negoziazione del Tpp sono del tutto simili a quelle adottate per la negoziazione del Ttip così come analoghe sono le preoccupazioni e le proteste.

Un recente studio dell'Epi, l'Economic Policy Institute, ha messo in evidenza come, anche nel caso del Tpp, i vantaggi per i lavoratori siano tutt'altro che certi. Si tratta di un punto centrale, secondo il think thank americano, visto che la questione salariale è considerata cruciale per una ripresa economica stabile, duratura ed equa. Tra il 1948 e il 1973, sottolinea l'Epi, la produttività degli Usa è cresciuta del 96,8%, quasi di pari passo con l'aumento dei salari cresciuti nello stesso arco temporale del 91,3%. Una tendenza che non ha trovato continuità tra il 1973 e il 2013, periodo in cui la produttività è aumentata del 73% e i salari del 8,9%. La necessità di un'inversione di tendenza è dunque evidente per l'Epi che non individua però nei trattati di nuova generazione la risposta giusta per ottenere una maggiore equità redistribuiva. Secondo gli studi dell'istituto, l'espansione del commercio con paesi più poveri e con abbondanza di mano d'opera a basso costo, non farà altro che esercitare maggiore pressione sui salari degli americani.

Al di là dei calcoli e dei numeri, la questione dei trattati commerciali ha aperto un dibattito serrato sullo stato della democrazia negli Usa: dopo essere stati negoziati a porte chiuse, i trattati potrebbero essere approvati senza un reale confronto al Congresso. Il governo di Barack Obama si prepara infatti ad approvare i trattati attraverso il Fast Track, o Trade Promotion Authority, un sistema che non permette ai deputati di emendare il testo. Molte componenti della società civile si stanno mobilitando in questi giorni negli Stati Uniti per protestare contro questa procedura d'urgenza che potrebbe essere adottata in ogni momento dal Congresso. In prima linea i sindacati dell'Afl-Cio che hanno lanciato una campagna presso tutti i loro membri per far pressione sui parlamentari affinché non votino la procedura. Anche l'Ituc, la Confederazione Internazionale dei Sindacati, ha lanciato una petizione on line per chiedere l'interruzione dei negoziati sul Tpp e la pubblicazione dei testi. Debbie Barker, dell'Istituto americano per la Sicurezza Alimentare (Cfs), esperta di trattati internazionali, continua a monitorare dagli Stati Uniti l'evoluzione dei negoziati.

Dott.ssa Barker, circa un'anno fa lei aveva denunciato la mancanza di trasparenza nei negoziati dei trattati commerciali parlando di crisi della democrazia. Qual è il suo punto di vista sui recenti sviluppi politici negli Stati Uniti?

Una situazione paradossale. E' un po' conoscenza comune che il presidente Obama e i repubblicani raramente trovano un accordo su qualcosa. Ma quando si tratta di trattati di libero commercio non trasparenti sembrano invece essere amici di lunga data. Sono proprio i repubblicani a voler concedere ad Obama la Trade Promotion Authority, comunemente nota come Fast Track. Questa mossa rende l'approvazione del Tpp e del Ttip praticamente certa. Si tratta, in poche parole, di un deragliamento del processo legislativo democratico statunitense. In questo momento il dibattito negli Usa si concentra su questo aspetto.

In che cosa consiste precisamente il Fast Track di cui si potrà avvalere il presidente Obama?

La prassi prevede che a seguito della negoziazione di un trattato commerciale il testo debba essere inviato al Congresso che lo deve ratificare attraverso un processo di revisione e di discussione. Il Congresso può infine emendare e modificare il testo. Con il Fast Track il normale corso legislativo viene di fatto impedito. Il Congresso dovrà approvare o bocciare il testo senza possibilità di emendarlo. La dicitura “percorso veloce” è relativa al fatto che anche il tempo della discussione è ridotto ai minimi proprio per garantire una decisione tempestiva. Tutto ciò è una falla nel concetto stesso di democrazia dove tutte le decisioni dovrebbero essere prese con attenzione e nel rispetto dei diritti di tutti. Possiamo allora dire che la decisione di ricorrere a questo procedimento è sovversiva rispetto al nostro ordinamento democratico. La questione è molto grave se pensiamo che non stiamo parlando di un semplice trattato commerciale ma di un accordo che avrà ripercussioni importanti sul mercato del lavoro, sulla sicurezza alimentare, sulla sanità pubblica, sulle norme ambientali. Sulle stesse leggi nazionali.

Il presidente Obama ha detto che nessun accordo commerciale potrà obbligare gli Stati Uniti a cambiare lo loro leggi e che queste sono solo illazioni messe in giro da chi si oppone ai trattati.

Queste sono infatti le sue parole. Ma se ci atteniamo ai fatti dobbiamo dire che esistono casi che dimostrano l'esatto contrario. Il 18 maggio scorso, per esempio, la Wto, l'Organizzazione Mondiale per il Commercio, ha deciso che il programma statunitense di etichettatura della carne denominato Cool è illegale. Questo è un grave attacco al diritto dei consumatori di conoscere la provenienza della carne che mangiano. Questo è un chiaro caso in cui la legge di un paese democratico viene sovvertita da un organismo internazionale, in questo caso la Wto. Gli Stati Uniti dovranno modificare le proprie leggi se non vorranno incorrere in sanzioni dannose per il loro export. Questo specifico caso offre un'idea di come gli accordi commerciali possano avere un impatto negativo sulle norme nazionali. Il Center for Food Safety, che rappresento, ha invitato il presidente Obama a riconoscere pubblicamente che i trattati commerciali possono avere, e hanno già avuto, impatti negativi sulle nostre norme sulla sicurezza alimentare.

Il Fast Track è dunque un espediente per far ratificare i trattati di libero commercio senza incorrere in “brutte” sorprese. Riusciranno a ottenere il loro obiettivo?

Quello che posso dire è che se c'è un modo di far ratificare i trattati di libero commercio, questo è proprio e unicamente il Fast Track. Limitare il ruolo del Congresso e quello dei rappresentanti della società civile, eludendo così revisioni e discussioni, è il solo modo di ottenere la ratifica. I negoziatori sanno benissimo che ci sono clausole estremamente controverse come gli Isds, i tribunali speciali delle multinazionali che sono in grado di ottenere rimborsi milionari dagli Stati considerati colpevoli di ostacolare la loro corsa al profitto. Cercare di far ratificare questi accordi senza uno scrutinio attento è un insulto alla democrazia. La buona notizia è quella relativa al fronte comune che si è stabilito fra gli esponenti della società civile dei principali paesi coinvolti che sta conseguendo risultati molto positivi.

Intervista pubblicata da Conquiste del Lavoro

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