Sindacati internazionali contro il TISA
I sindacati di tutto il mondo si schierano compatti contro il Tisa, il trattato commerciale che intende imporre nuovi standard globali nel settore dei servizi, dopo la pubblicazione da parte di Wikileaks di 17 documenti segreti che confermano gli allarmi lanciati dai rappresentanti della società civile di tutto il mondo. Il nuovo trattato, discusso a porte chiuse fra Stati Uniti, Europa e 23 paesi nel mondo, non farà altro che aumentare il potere delle multinazionali a danno dei diritti dei lavoratori e dei consumatori. E' questa l'accusa formulata dall'Ituc, la Confederazione Internazionale dei Sindacati, e dai sindacati globali che invitano i governi dei paesi coinvolti a ricordare come l'obiettivo dei commerci internazionali sia l'interesse pubblico e non quello di una parte, tra l'altro rappresentata ampiamente nelle fasi negoziali dalle lobby del big business.
Il Tisa (Trade in Services Agreement) rappresenta, secondo Wikileaks, la componente strategicamente più importante del pacchetto dei trattati commerciali attualmente in discussione e che comprende anche il Tpp e il Ttip. Il trattato sui servizi riguarda, oltre all'Unione Europea e agli Stati Uniti, paesi quali il Canada, il Messico, l'Australia, la Turchia, il Pakistan, Taiwan, Israele ma esclude i paesi Brics, Brasile, India, Russia, Cina e Sud Africa. I paesi che stanno negoziando il trattato rappresentano da soli i due terzi del pil mondiale. Il settore dei servizi è inoltre in rapida espansione coprendo quasi l'80% dell'economia di Stati Uniti e Unione Europea e circa il 50% di paesi in via di sviluppo come il Pakistan.
Le rivelazioni di Wikileaks seguono quelle avvenute lo scorso anno in cui si denunciava l'obiettivo dei negoziatori di deregolamentare ulteriormente il settore finanziario nonostante l'evidenza conclamata di come la crisi del 2008 sia stata innescata proprio dalla mancanza di norme. I documenti pubblicati nei giorni scorsi, sottolinea Wikileaks nel suo comunicato, confermano la “determinazione a deregolamentare” alla base delle intenzioni dei negoziatori e riguardano un elevato numero di aree tra cui i trasporti aerei e marittimi, i servizi professionali, le telecomunicazioni, il commercio su internet, i servizi finanziari. I documenti pubblicati prendono inoltre in considerazione le regolamentazioni domestiche, che non devono essere in contrasto con la filosofia del trattato, la trasparenza, che deve essere garantita dagli Stati nei confronti delle multinazionali in merito a decisioni che possano avere impatti sui loro affari, e la mobilità delle persone che potrebbero risiedere e lavorare per un periodo di tempo nei paesi destinatari dei servizi della compagnia con cui sono impiegati.
I sindacati globali hanno immediatamente contestato i contenuti trapelati dell'accordo. E' il caso del settore del trasporto aereo dove si potrebbe assistere a una liberalizzazione dei servizi fondamentali negli aeroporti. La Itf, International Transport Workers Federation, in rappresentanza di 4,5 milioni di lavoratori in 150 paesi, denuncia, in un comunicato, il tentativo da parte delle grandi compagnie del trasporto aereo di consolidare il loro potere a danno dei consumatori e dei lavoratori. Il presidente dell'Itf, Paddy Crumlin, ha denunciato il trattamento preferenziale concesso alle aziende più potenti senza alcuna considerazione per i lavoratori e i cittadini: “Il testo così concepito – ha spiegato Crumlin - crea gravi ostacoli per qualsiasi Stato che voglia investire, gestire e far funzionare le proprie infrastrutture nazionali o difendere il lavoro dignitoso e le condizioni dignitose in tutto il trasporto; il Tisa deve comprendere un capitolo vincolante e applicabile sul lavoro e sulla sostenibilità ed è per questo che lavoreremo con le nostre organizzazioni sorelle nel movimento sindacale globale, nella società civile e con altri alleati per contrastare gli effetti nocivi di questo trattato”.
Una posizione sottoscritta dal sindacato globale Psi, Public Service International, che rappresenta oltre 20 milioni di lavoratori del settore dei servizi pubblici in 154 paesi. Le recenti rivelazioni di Wikileaks confermano, nell'opinione del segretario generale, Rosa Pavanelli, la “follia della segretezza” con cui il trattato continua a essere negoziato: “E' scandaloso – ha dichiarato la Pavanelli - che i nostri governi, democraticamente eletti, non ci dicano le leggi che stanno facendo; come si è ridotta la nostra democrazia se la comunità deve contare su Wikileaks per sapere ciò che i nostri governi stanno facendo per nostro conto?”. Secondo il Psi, le ultime rivelazioni di Wikileaks svelano i reali interessi dei negoziatori considerando che si parla di trasparenza solo quando in ballo ci sono le informazioni utili agli investitori. Al contrario, conclude la Pavanelli, le promesse dell'Unione Europa e degli Stati Uniti, che avevano assicurato la protezione dei servizi pubblici dalle liberalizzazioni sfrenate, si rilevano prive di consistenza.
Grande preoccupazione è stata espressa anche dall'Ituc che ha ribadito la sua richiesta agli Stati Uniti e all'Unione Europea di consolidare un sistema dei commerci improntato al conseguimento del “bene comune”. I documenti divulgati da Wikileaks mettono in evidenza come i vantaggi saranno tutti per le grandi aziende multinazionali mentre sono molti i “dettagli preoccupanti” per i lavoratori. In particolare, l'Ituc rileva come i piani per ulteriori privatizzazioni e liberalizzazioni potrebbero avere impatti negativi sopratutto sui settori dei servizi pubblici, del trasporto e delle telecomunicazioni. I sindacati, insomma, avevano ragione ad essere preoccupati e a denunciare i negoziati a porte chiuse, improntati sostanzialmente a garantire l'accesso nei mercati nazionali ai providers privati di servizi: “Gli accordi commerciali negoziati a porte chiuse - ha detto il segretario generale dell'Ituc, Sharan Burrow - intendono danneggiare le persone che lavorano e concentrare ancora più potere e ricchezza nelle mani delle multinazionali a scapito del bene comune; questi documenti rivelano che, nella sua forma attuale, il Tisa potrebbe mettere a repentaglio i servizi pubblici di qualità e ridisegnare l'economia dei servizi su scala globale con conseguenze che, malauguratamente, non sono completamente note se non ai suoi sostenitori aziendali”.
Articolo pubblicato su Conquiste del Lavoro