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Intervista a Raymond Torres, capo economista ILO


Intervista pubblicata da Conquiste del Lavoro.

Precarietà, stagnazione salariale, qualità dell'occupazione, disoccupazione giovanile, flussi migratori, salute e sicurezza nei posti di lavoro, trattati commerciali di nuova generazione. Sono questi alcuni dei temi affrontati da Raymond Torres, capo economista dell'ILO, in questa intervista. Di fronte alle crisi interconnesse dell'economia, dell'occupazione, del dialogo sociale e delle migrazioni, Torres oppone l'Agenda del Lavoro Dignitoso perché un'occupazione stabile, sicura e dal reddito adeguato al costo della vita rappresenta la miglior ricetta per garantire uno sviluppo equo e sostenibile.

Dr. Torres, si parla molto di nuovi posti di lavoro creati in Italia. Ma ci sono persone che lavorano senza sicurezza e per poche centinaia di euro al mese.

Quella della qualità dell'impiego è una questione estremamente importante che passa però spesso in secondo piano. Le politiche che cercano di creare nuova occupazione attraverso la moltiplicazione delle tipologie di contratti, come per esempio i contratti a breve

scadenza, non si sono dimostrate effettive nella creazione di impiego a lungo termine ma tendono piuttosto ad alimentare la trappola del cattivo lavoro. E' invece importante dare sicurezza a queste nuove nuove forme di lavoro, che sia lavoro temporaneo, part time o internships, per evitare gli abusi. Le protezioni sociali, per esempio, nel caso di lavori a breve termine dovrebbero essere maggiori di quelli dei lavoratori permanenti. L'Italia sta affrontando un periodo di riforme e spero che queste forme di protezione vengano prese in considerazione.

Intanto il tasso di disoccupazione giovanile in Italia risulta essere doppio rispetto al periodo pre crisi.

L'Italia viene da un periodo di crescita lenta, fin da prima della crisi economica. In questo contesto, e specialmente a seguito della crisi, è difficile creare nuova occupazione. Questa situazione ha un impatto forte soprattutto sulle giovani generazioni perché devono entrare nel mercato del lavoro. Ed è per loro molto facile cadere nella trappola del precariato per cui si è costretti a passare da un contratto a breve termine all'altro con pause di inattività forzata fra l'uno e l'altro.

I giovani sono sempre più disillusi. Quali le politiche da attuare?

Il primo passo è quello della ripresa economica che è alla base della ripresa occupazionale. Ci sono poi le politiche specifiche per la creazione di impiego. Il piano di investimenti Juncker è ben impostato ma al momento risulta troppo limitato. Ci vorrebbe più coraggio. L'Italia deve cercare di stimolare gli investimenti e migliorare i servizi all'impiego. Anche la transizione fra scuola e lavoro è un punto fondamentale considerato che in Italia questo passaggio non è sempre così immediato. E' invece importante incorporare esperienza lavorativa nei curriculum scolastici dei giovani.

I trattati commerciali di nuova generazione, come il Ttip, potrebbero rappresentare un'opportunità di sviluppo e crescita o sono piuttosto pericolosi per gli impatti sociali?

I trattati sono importanti per ottenere migliori risultati economici ma è altrettanto importante che questi includano clausole sociali e del lavoro. E' giusto tutelare gli investitori con delle clausole specifiche ma è altrettanto legittimo che tali clausole non escludano i paesi dal legiferare in materia di lavoro e di protezione sociale. Noi raccomandiamo l'inserimento dei principi dell'ILO nei trattati ma il meccanismo di attuazione deve essere concordato anche con le parti sociali. I negoziati dovrebbero inoltre essere trasparenti e non segreti. C'è infine la questione della risoluzione delle dispute che andrebbero risolte in una corte pubblica piuttosto che da un arbitrato privato.

I trattati potrebbero promuovere la crescita anche in quei paesi da cui continuano a generarsi notevoli flussi migratori?

L'immigrazione non è solo il prodotto delle guerre ma anche di mancanza di opportunità lavorative nei paesi di provenienza. Il fatto che ci siano ondate migratorie da paesi africani che hanno tassi di crescita economica molto elevati, come Ghana o Angola, sta a dimostrare che i modelli di crescita devono essere molto più inclusivi. Studi recenti dimostrano inoltre che l'immigrazione è molto più collegata alla disoccupazione giovanile che alla crescita economica debole. Ciò significa che gli accordi commerciali con questi paesi devono essere accompagnati da clausole specifiche per lo sviluppo.

L'Italia riuscirà nel frattempo ad ottenere un maggior impegno da parte dell'Unione Europea per gestire i flussi?

L'Italia ha ragione nel reclamare una maggiore cooperazione nella gestione del fenomeno migratorio. E' necessario però anche considerare che il numero degli immigrati che cercano di raggiungere l'Europa, non è così elevato in relazione alla popolazione complessiva. Paesi come Turchia e Libano hanno ricevuto, in proporzione, molti più immigrati dell'Europa. Bisogna allora vedere le cose in prospettiva sopratutto in quei paesi dove c'è carenza di manodopera e una popolazione in età avanzata. Questi paesi hanno in realtà bisogno di immigrati. Allora la vera domanda è come integrare i migranti piuttosto che alzare barriere di fronte a casi umanitari e andare contro gli interessi economici dell'Europa. Si deve ricordare infine che i paesi membri per entrare a far parte dell'Ue hanno aderito a principi umanitari che devono rispettare.

Come valuta i fenomeni di xenofobia e populismo che si stanno diffondendo in tutta Europa?

Nella maggior parte dei casi le persone che vengono in Europa vogliono integrarsi, lavorare e possibilmente ritornare ai paesi d'origine. Le relazioni fra gli immigrati e i paesi d'origine sono inoltre ottime per l'economia. Le reazioni xenofobe e populiste sono un riflesso della situazione di iniquità crescente e insicurezza che sta crescendo in molti paesi europei. Gli immigrati sono capri espiatori perfetti magari per i risultati di politiche economiche sbagliate e molti partiti traggono vantaggio da questa situazione. E' allora responsabilità del sistema politico, così come dell'ILO, che il dibattito sia alimentato da dati reali e fatti e non dalle percezioni.

Il Consiglio dei Ministri ha da poco approvato un disegno di legge per la ratifica delle Convenzioni sulla salute e sulla sicurezza dell'ILO. Ci può parlare dell'impegno della sua organizzazione su questo versante?

Avere condizioni di lavoro più stabili e meno problemi di sicurezza sul posto di lavoro è nell'interesse di ogni economia perché non ci sono solo ragioni sociali ma anche ragioni legate ai budget pubblici che sono messi sotto pressione per il pagamento delle cure per le malattie o per le disabilità. La salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro è allora importante dal punto di vista dei diritti fondamentali ma anche per la sostenibilità della spesa pubblica e quindi della crescita economica.

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