TTIP: UN TRATTATO PER DUE EUROPE
Il Trattato di Libero Commercio Transatlantico, Ttip, è spesso presentato come la soluzione alla crisi occupazionale ed economica dell'Europa. Eppure appare poco realistico ipotizzare come la eventuale ratifica dell'accordo possa avere un effetto omogeneo su tutti i Paesi membri dell'Unione. Al contrario, il Ttip potrebbe ampliare le distanze fra gli Stati membri minando il processo di integrazione europeo. In particolare, sostiene Sabine Stephan, analista dell'Istituto di Politiche Macroeconomiche presso la Hans Böckler Foundation, sarebbero i paesi dell'Europa Meridionale a trovarsi in maggiore difficoltà mentre i guadagni in termini occupazionali per l'Italia sarebbero minimi. Conquiste ha intervistato la ricercatrice tedesca per avere un quadro più chiaro sull'affidabilità delle previsioni “ufficiali” sull'impatto del Ttip sulle economie europee e sui rischi connessi alla ratifica del trattato.
Dottoressa Stephan, il Ttip viene presentato come un'opportunità di crescita per tutti i paesi coinvolti e come la giusta ricetta contro la crisi economica. Qual è la sua opinione a riguardo?
Non è un caso che l'Unione Europea e gli Usa stiano negoziando questo accordo sette anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Molti paesi, in particolare quelli dell'Europa Meridionale, risentono ancora degli effetti della crisi. Le misure di austerity della Ue non hanno permesso una ripresa economica forte ed ecco che il Ttip viene presentato come la soluzione dei problemi. Spesso vengono utilizzati studi “indipendenti” per suffragare queste affermazioni. Tuttavia uno sguardo più attento a questi studi permette di capire come l'ottimismo non sia del tutto giustificato e come le previsioni di crescita e di creazione di occupazione in paesi come Grecia, Portogallo, Spagna e Italia non siano così rilevanti.
Sapere con precisione gli effetti sull'economia dei trattati sarebbe effettivamente importante prima di un eventuale ratifica. Qual è la valenza di questi studi?
Gli studi partono sempre da presupposti ed ipotesi. Se prendiamo gli studi dell'Istituto di ricerca tedesco Ifo, commissionati dal Ministero dell'Economia della Germania e dalla Fondazione Bertelsmann, ci accorgiamo che i calcoli vengono effettuati sempre su scenari estremamente ottimistici. L'istituto Ifo presuppone che il Ttip aumenterà il commercio estero dei paesi coinvolti in media del 76 per cento, una cifra dedotta dalla stima della percentuale di aumento degli scambi relativa a trattati del passato. Dal momento che gli Stati Uniti e le economie europee sono già altamente integrate e le tariffe sono già basse, un aumento del genere nel commercio estero si basa su ipotesi estreme, ovvero che tutte le tariffe nel commercio Ue-Usa saranno eliminate e le barriere non tariffarie saranno ridotte al minimo.
Per quanto riguarda l'Europa meridionale, le previsioni di crescita del pil sono affidabili?
Per quanto riguarda i risultati degli studi, vi è molta confusione. L'istituto Ifo segnala che con il Ttip, paesi come l'Italia, il Portogallo, Grecia e Spagna vedrebbero un aumento globale del pil pro-capite del 5-6 e mezzo per cento. Ma i prezzi utilizzati per raggiungere questa stima sono "vecchi", cioè quelli che precedono l'entrata in vigore del trattato. Se vengono prese in considerazione le variazioni di prezzo, il pil reale pro capite in Portogallo, Italia, Grecia e Spagna sarebbe solo 1,1-1,8 per cento in più rispetto alla situazione senza Ttip. Questi dati si riferiscono all'effetto complessivo al termine del periodo di aggiustamento di 10-20 anni. Ciò corrisponde a un aumento del pil pro-capite di 0,08 a 0,1 punti percentuali all'anno, ovvero una variazione minima.
La creazione di nuovi posti di lavoro è un'altra promessa dei negoziatori; pensa che l'Italia avrebbe dei vantaggi sostanziali dall'entrata in vigore del trattato?
Nello studio commissionato dalla Fondazione Bertelsmann, l'Ifo analizza la questione occupazionale e formula previsioni. Per l'Italia, si prevede un incremento complessivo di 141.000 nuovi posti di lavoro al termine del periodo transitorio di 10-20 anni. Ciò corrisponde a circa 10.000 nuovi posti di lavoro all'anno, che equivale a un ulteriore aumento dell'occupazione di 0,04 punti percentuali l'anno, che ancora una volta è un risultato molto ridotto. Lo stesso ragionamento vale per gli altri paesi dell'Europa meridionale. L'Italia ha perso in media 170.000 posti di lavoro all'anno nel periodo della crisi (2007 e 2013). Nella migliore delle ipotesi il Ttip verserà una goccia nell'oceano dell'enorme crisi occupazionale generata dalla crisi.
Potrebbe il Ttip compromettere l'integrazione europea?
Gli studi dimostrano che il Ttip aumenterà il commercio, ma sarà difficile aumentare la produzione. Di conseguenza, il Ttip porterà ad un riorientamento massiccio dei flussi commerciali. Secondo gli studi Ifo, i paesi europei intensificheranno gli scambi bilaterali con gli Stati Uniti e ridurranno gli scambi con gli altri paesi dell'Unione Europea in misura considerevole.