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LINEE GUIDA OCSE: IL MODELLO CANADESE AL PROSSIMO G7


Uno strumento ancora scarsamente utilizzato ma dalle grandi potenzialità soprattutto dopo l'aggiornamento del 2011. Le linee guida dell'Ocse possono rappresentare un punto di riferimento importante per i sindacati in virtù del loro meccanismo di reclamo presso i Pcn. La mancanza di un sistema sanzionatorio rende teoricamente lo strumento meno efficace ma l'esempio del Canada, che ha elaborato con successo un sistema di “conseguenze” per le multinazionali, induce all'ottimismo. Conquiste del Lavoro ha intervistato Kirsty Drew del Tuac che ha invitato il governo italiano ad approfittare del prossimo G7 per rafforzare i Pcn facendo riferimento proprio al modello canadese.

Dottoressa Drew, perché le linee guida dell'Ocse sono importanti?

Le linee guida rappresentano l'unico strumento che abbiamo con un meccanismo di reclamo. Non è uno strumento perfetto ma sappiamo che può essere molto efficace e per questo vogliamo che i sindacati lo usino con maggior frequenza. Abbiamo avuto fino ad ora solo 179 reclami in tutto il mondo e neanche un caso in relazione alle catene di fornitura.

Perché fino ad ora lo strumento ha avuto un utilizzo limitato da parte dei sindacati?

Il problema secondo me è che non c'è una adeguata conoscenza di questo strumento. Alcuni settori e alcune organizzazioni lo usano molto ma nella maggioranza dei casi non viene utilizzato. Nell'economia attuale, considerando la crescita delle catene di fornitura, può risultare invece molto utile anche perché non esistono strumenti alternativi altrettanto efficaci. In particolare, nel 2011 c'è stato un aggiornamento delle linee guida per adeguarle alla sfida delle catene di fornitura globali e per renderle molto più efficaci ed utili.

Dove si utilizzano maggiormente le linee guida e come potrebbero essere usate dai sindacati italiani?

Sicuramente negli Stati Uniti c'è un utilizzo maggiore delle linee guida ma questo dipende dal fatto che ci sono molte violazioni dei diritti sindacali. In Italia c'e un minor uso perché ci sono altri strumenti a disposizione che mancano ai sindacati statunitensi. Ma per quanto riguarda le compagnie italiane operanti all'estero le linee guida sono l'unico strumento utile per i sindacati. In Italia è inoltre attivo un punto di contatto estremamente qualificato. Per questo invito a utilizzare maggiormente il Pcn per intervenire nelle catene di fornitura.

Può allora spiegarci il funzionamento del procedimento e cosa i sindacati si possono aspettare dal Pcn?

Le linee guida Ocse dicono che le multinazionali hanno una responsabilità per la violazione dei principi sottoscritti nelle catene di fornitura e devono quindi impegnarsi nella risoluzione dei problemi. Questo obbligo non esisteva prima del 2011. Il Pcn può aprire un tavolo con le multinazionali e i sindacati e agevolare il dialogo. Non dobbiamo scordarci che stiamo parlando di una soft law ed è per questo che il ruolo del governo è molto importante per mettere pressione alle multinazionali.

Quali sono gli strumenti in mano ai governi per far rispettare le linee guida considerando che non si possono imporre sanzioni? Da questo punto di vista l'esempio del Canada può essere riproposto anche altrove?

Le linee guida non sono uno strumento vincolante, per cui non ci possono essere sanzioni ma ci possono essere conseguenze per le multinazionali che rifiutano di partecipare al procedimento del Pcn. Quello del Canada è veramente un buon esempio e potrebbe anche incoraggiare altri governi e punti di contatto a fare lo stesso, compreso quello italiano. In seguito al rifiuto di una delle sue compagnie minerarie di partecipare al procedimento del Pcn, il Canada ha deciso di introdurre una novità nell'ambito delle politiche di responsabilità sociale. In pratica, se una compagnia non partecipa ai procedimenti di mediazione, il governo potrebbe ritirare il suo supporto sia a livello economico che diplomatico. In questo caso, se una compagnia investe all'estero non potrà più far affidamento sull'aiuto dell'ambasciata, partecipare alle missioni commerciali e potrebbe addirittura vedersi negati sgravi e benefici per gli investimenti.

Come si potrebbero spendere i sindacati italiani e il nostro governo per promuovere e rendere più efficaci le linee guida?

L'esempio del Canada dimostra che i governi possono e devono utilizzare la loro influenza per rendere questi procedimenti effettivi e il vostro paese può giocare un ruolo di primissimo piano in questa direzione. L'Italia avrà infatti la presidenza del G7 il prossimo anno e potrebbe far in modo che i paesi membri considerino di adottare questo meccanismo, che definisco “delle conseguenze”, per rafforzare i Pcn. Quello del Canada è un modello riproducibile ma non dimentichiamo che l'obiettivo principale è quello di raggiungere un accordo e non sanzionare le compagnie. Il modo di ottenere un accordo è quello di individuare i giusti incentivi per le imprese ad aprire un dialogo. Bisogna allora rafforzare il sistema per ottenere questo obiettivo.

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