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A TRE ANNI DA RANA PLAZA: L'AZIONE SINDACALE GLOBALE


Regole estremamente restrittive, burocrazia soffocante, mancanza di informazione e protezione. Le modifiche apportate alla legge sul lavoro in Bangladesh non sembrano aver risolto gli atavici problemi nel settore garment. A tre anni dalla tragedia di Rana Plaza, che provocò la morte di oltre mille e cento persone, il numero dei nuovi sindacati registrati in Bangladesh è ancora molto, troppo, basso: su oltre 4.500 fabbriche, solo il 10% risultano sindacalizzate nonostante gli impegni assunti dal governo in sede internazionale. E' per evitare il ripetersi di una nuova Rana Plaza, che i sindacati internazionali e globali continuano a mantenere alta la pressione su Dacca: l'Ituc, la Confederazione Internazionale dei Sindacati, ha richiesto all'Ilo, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, l'apertura di un procedimento di infrazione contro il governo del Bangladesh per violazione del diritto di libera associazione mentre i sindacati globali continuano a lavorare sulla messa in sicurezza delle fabbriche e sulla stipula di accordi quadro con i grandi marchi occidentali al fine di rafforzare i diritti dei lavoratori lungo le catene di fornitura.

Le promesse del governo del Bangladesh, formulate direttamente all'Unione Europea all'indomani del crollo di Rana Plaza, sono dunque da considerarsi disattese. Le leggi che disciplinano il mercato occupazionale, sottolinea Human Rights Watch, contengono ancora numerose restrizioni per la formazione di sindacati e violano dunque gli standard internazionali. Fra le barriere imposte dal governo, una soglia del 30% di adesioni fra i lavoratori per poter formare un sindacato e una complessa burocrazia che rende particolarmente difficile il processo di registrazione. Il governo di Dacca ha inoltre fallito su un altro aspetto altrettanto delicato: perseguire i dirigenti che intimidiscono o addirittura aggrediscono fisicamente i lavoratori che intendono aderire a un sindacato. La collusione fra imprenditori e autorità locali per arginare il movimento dei lavoratori appare, secondo l'Ituc, evidente come dimostrano gli stessi dati del governo che ha respinto quasi il 75% delle richieste di registrazione da parte di nuovi sindacati nel corso del 2015.

In attesa che il governo del Bangladesh risponda in maniera adeguata alle sollecitazioni provenienti dalla comunità internazionale, i sindacati globali continuano a lavorare per migliore le condizioni di lavoro nella filiera dei fornitori dei grandi marchi occidentali. Secondo i sindacati globali Uni e IndustriAll, l'accordo internazionale sulla sicurezza, siglato con oltre 200 marchi che si riforniscono in Bangladesh e con le Ong che operano nel settore, sta conducendo ai primi tangibili risultati. Nei tre anni successivi agli eventi di Rana Plaza, sono state portate a termine quasi 3.700 ispezioni indipendenti che hanno permesso di migliorare sensibilmente le condizioni di sicurezza all'interno di molte fabbriche. Si tratta soprattutto di miglioramenti portati alle strutture, con una particolare attenzione alle uscite di sicurezza, ai sistemi di allarme e agli impianti elettrici, messi a norma nel 75% dei casi. Secondo i sindacati, gli interventi avvenuti a seguito delle ispezioni hanno già salvato molte vite umane. Per i lavoratori che hanno perso la vita nel crollo dell'edificio di Rana Plaza, per i loro familiari e per i feriti, gli accordi prevedono inoltre una serie di compensazioni. Anche in questo caso, l'ultimo rapporto della Campagna Abiti Puliti, registra un sostanziale successo: oltre 18 milioni di dollari sono stati distribuiti alle famiglie delle vittime e ad oltre duemila lavoratori feriti.

I sindacati globali continuano infine a lavorare direttamente con i grandi marchi per la definizione di accordi quadro globali (Gfa) atti a rafforzare i diritti dei lavoratori lungo l'intera catena di fornitura. L'accordo, sottoscritto nei giorni scorsi a Brussels fra il segretario generale di IndustriAll, Jyrki Raina, e l'ad di Inditex, Pablo Isla, è unico nel suo genere all'interno del settore del garment ed è da considerarsi come una evoluzione del primo accordo quadro siglato nel 2007 e successivamente aggiornato nel 2014. Gli esperti sindacali avranno ora accesso alle fabbriche dei fornitori del più grande fashion retailer del mondo con lo scopo di rafforzare le rappresentanze dei lavoratori. Il Gfa siglato da InustriAll e Inditex intende coprire oltre un milione di impiegati in circa 6 mila fabbriche fornitrici e rappresenta un vero punto di riferimento per tutto il settore, come ha sottolineato il segretario generale di IndustriAll: “Questo accordo – ha commentato Raina - è un significativo passo avanti nel promuovere i diritti dei lavoratori nella catena di fornitura Inditex e contribuirà ad aumentare la capacità dei sindacati di negoziare i salari e le condizioni di lavoro; solo rafforzando i lavoratori e i sindacati vedremo un vero cambiamento nel settore dell'abbigliamento globale”.

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