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TTIP: ILO CHIEDE COINVOLGIMENTO PARTI SOCIALI


I capitoli sul lavoro inseriti negli accordi internazionali di libero scambio non danneggiano i commerci ma al, contrario, li favoriscono. La garanzia di un'occupazione dignitosa dovrebbe essere questione centrale nell'ambito dei negoziati che, a loro volta, dovrebbero coinvolgere maggiormente i partner sociali nell'elaborazione e nell'implementazione delle misure relative al mercato del lavoro. I risultati dell'ultimo rapporto dell'Ilo, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, fanno riferimento ai trattati fin qui sottoscritti ma il richiamo ai rappresentanti di Stati Uniti e Unione Europea, impegnati nei negoziati del Ttip, risulta chiaro e diretto. La tesi dei sindacati europei e americani è dunque confermata dall'Ilo: il commercio internazionale deve essere regolato in maniera condivisa affinché a beneficiarne non siano solo ed esclusivamente i soliti noti. I negoziati a porte chiuse condotti dagli esponenti governativi, e il contestuale ruolo preminente concesso alle lobby industriali, non possono condurre a risultati soddisfacenti per i lavoratori che vedono i loro rappresentanti relegati ai margini delle trattative.

Un discorso di equità e giustizia sociale ma anche di convenienza per tutte le parti coinvolte. Anche in questo caso, lo studio dell'Ilo, “Assessment of labour provisions in trade and investment arrangements”, viene in supporto delle tesi sindacali: gli accordi commerciali che hanno incorporato capitoli relativi al lavoro hanno reso possibile un aumento del valore dei commerci del 28 per cento mentre i trattati che non comprendono tali capitoli non sono andati oltre il 26 per cento. La forbice non è estremamente ampia ma ribadisce un importante concetto: l'inclusione delle parti sociali nei negoziati e l'inserimento di forti capitoli relativi al lavoro nei trattati sono accorgimenti che non solo non danneggiano i commerci ma al contrario li facilitano rendendo più inclusivo il mercato del lavoro e garantendo ai consumatori un maggiore potere d'acquisto.

L'introduzione e la corretta applicazione dei capitoli sul lavoro nei trattati commerciali rappresentano questioni di primaria importanza per l'Ilo che sottolinea come il commercio mondiale sia oramai caratterizzato da un numero sempre maggiore di accordi bilaterali o multilaterali: nel 2014 - si legge nel rapporto – quasi il 55 per cento dell'export globale è avvenuto nell'ambito di accordi commerciali. Un aumento netto rispetto al 1995 quando i trattati coprivano il 42 per cento del commercio mondiale. E la buona notizia riguarda proprio i capitoli sul lavoro, sempre più presenti negli accordi di nuova generazione: nel dicembre 2015 - si rileva nello studio – erano 76 i trattati attivi, a copertura di 135 economie, che comprendevano capitoli sul lavoro. Complessivamente, un quarto del valore dei flussi commerciali è generato, ad oggi, da trattati che prevedono capitoli sul lavoro, presenti nell'80 per cento degli accordi entrati in vigore a partire dal 2013.

Il rafforzamento delle tutele è un elemento fondamentale nell'analisi dell'Ilo che sottolinea come la tendenza all'iniquità è, in buona parte, alimentata proprio dai commerci e dalle liberalizzazioni: “Coloro che stanno ricavando vantaggi dai commerci – si sottolinea nel rapporto – non stanno compensando in maniera adeguata coloro che stanno subendo perdite, in particolare in termini occupazionali e salariali”. I trattati di nuova generazione devono dunque comprendere forti capitoli sul lavoro la cui efficacia può essere però garantita solo dall'effettivo coinvolgimento delle parti sociali. Un coinvolgimento che renderebbe l'intero processo negoziale meno opaco e quindi anche più fluido.

La critica nei confronti delle negoziazioni in corso per il Ttip è, in questo caso, diretta: “Nella Ue – si conclude nel rapporto Ilo - anche se le opinioni delle parti interessate sono recepite attraverso altri meccanismi, come ad esempio attraverso l'advisory group del Ttip o consultazioni on line, i partecipanti e gli osservatori hanno notato come gli incontri nel quadro del Civil Society Dialogue sul commercio rappresentino per lo più sessioni informative, con limitate opportunità di discussione”.

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