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UNA STRATEGIA PER LA GOVERNANCE GLOBALE

Gli accordi di libero scambio di nuova generazione promettono di avere un forte impatto sul commercio, sui sistemi produttivi e sul mercato del lavoro dei paesi firmatari. Un passaggio epocale, considerando che trattati come il Ttip, il Ceta e il Tisa non mirano esclusivamente alla riformulazione delle tariffe ma anche alla cosiddetta “armonizzazione normativa”. E' per studiare a fondo questa delicata materia che si è svolto, presso il Centro Studi della Cisl di Firenze, il seminario formativo “Chi detta le regole del gioco? Analisi e riflessioni su globalizzazione, commercio internazionale, tutela del lavoro, a partire dagli accordi di libero scambio: Ttip, Tisa e Ceta”, promosso dalla Segreteria Generale e dalla Fondazione Ezio Tarantelli. Un incontro di notevole attualità e importanza, considerata la recente approvazione del Ceta in modalità provvisoria e i negoziati, tuttora in corso, per l'approvazione del Ttip e del Tisa. Il seminario ha contato sulla partecipazione di numerosi operatori del sindacato e dei media oltre che a quella, fra gli altri, del segretario confederale della Cisl, Giuseppe Farina e del segretario generale della Fisascat, Pierangelo Raineri.

Il Centro Studi Cisl continua dunque nella sua azione di supporto all'azione sindacale, come sottolineato, in apertura dei lavori, dal direttore Francesco Scrima: “Il Centro Studi – ha spiegato Scrima - è da sempre impegnato nelle attività internazionali e in supporto all'azione strategica e formativa della Confederazione sui temi del governo della globalizzazione e dell'economia sociale di mercato fornendo uno spazio ampio di riflessione e confronto e sapendo che la valorizzazione della persona viene sempre prima di quella del profitto”. Un impegno confermato dal responsabile del percorso formativo, Francesco Lauria: “Il percorso formativo su Ttip, Tisa e Ceta arriva dopo un'intensa stagione di impegno del Centro Studi sulle tematiche internazionali e sul ruolo internazionale del sindacato; l'interlocuzione costante con la Ces e con il suo istituto di formazione e ricerca, l'Etui, testimoniano l'importanza di un dialogo e di uno scambio sul piano culturale e formativo tra la Cisl e il sindacato europeo; abbiamo voluto raccontare durante il corso – ha concluso Lauria - l'esperienza contrattuale degli accordi nelle multinazionali perché la Cisl privilegia sempre la via negoziale e per questo siamo impegnati in un importante progetto europeo condiviso con il sindacato polacco Solidarnosc”.

E' proprio la capacità di agire a livello globale del sindacato che è allora chiamata in causa, a partire da un ruolo più incisivo da parte della Ces, rappresentata, per l'occasione, da Daniele Basso: “La posizione della Ces sugli accordi commerciali – ha spiegato Basso - si basa su specifiche richieste concernenti l'introduzione di sanzioni commerciali in caso di non conformità con le Convenzioni dell’Ilo, la necessità di includere un meccanismo della società civile per monitorare gli accordi, la protezione dei servizi pubblici, l'esclusione delle clausole Isds, la mobilità dei lavoratori, la maggiore trasparenza nei negoziati e il rafforzamento del Fondo Europeo per la Globalizzazione”.

L'assunzione di un ruolo negoziale importante nei confronti della Commissione da parte della Ces è dunque fondamentale, come ha sottolineato il responsabile del Dipartimento Internazionale Cisl, Giuseppe Iuliano, considerando l'impatto che le decisioni transnazionali hanno sui livelli nazionali: “E' evidente - ha rilevato Iuliano - come oggi anche i delegati di azienda o delle unioni territoriali si confrontino quotidianamente con decisioni che hanno una rilevanza transnazionale; c'è maggiore consapevolezza dell'esigenza di migliorare le competenze internazionali di ogni sindacalista così come è evidente la necessità di un'agenda strutturata di approfondimenti per stabilire una strategia delle priorità nelle relazioni internazionali della nostra Confederazione”. E' in questo contesto di alta formazione che si inseriscono gli interventi di Massimo Di Pietro, esperto in commercio internazionale, che ha rilevato la necessità di rendere effettivo un meccanismo di monitoraggio, e di Michele Faioli, docente di diritto del lavoro, che ha sollevato perplessità sulla legittimità degli Isds.

La tavola rotonda finale è stata aperta da Pierangelo Raineri, segretario generale Fisascat, che ha denunciato come i trattati internazionali si basino sulla logica della deregulation con il rischio di condizionare pesantemente le legislazioni esistenti nazionali e regionali in materia di servizi pubblici, salute, ambiente, diritto del lavoro: “Nel nostro Paese – ha sottolineato Raineri - potranno arrivare soggetti da tutto il mondo a svolgere servizi usufruendo di sistemi più competitivi dei nostri e obbligandoci ad affrontare delle situazioni inedite visto che non si tratta di aziende che risiedono in Italia e che applicano le regole dei contratti italiani; per favorire una vera concorrenza globale è dunque necessario armonizzare, quantomeno a livello europeo, la tassazione sul prodotto finale ragionando sulla capacità di competere dell’Italia, dove il prelievo fiscale complessivo supera il 65%”.

Una questione di regole e democrazia, secondo Giuseppe Gallo, presidente della Fondazione Tarantelli e del Centro studi ricerca e formazione, che ha sottolineato come la Cisl sia, anche da un punto di vista statutario, a favore dell'unificazione dei mercati ma in un contesto di governance globale, giustizia sociale e democrazia partecipativa: “Il percorso intrapreso dalla globalizzazione – ha detto Gallo - esula da quelli che sono i binari della Cisl perché punta alla deregulation e alla disgregazione sociale, che a loro volta alimentano la crisi della democrazia rappresentativa e il riemergere dei nazional populismi; per arginare i processi di globalizzazione anarchici in corso è dunque necessario ripartire dall'Europa, ritornando all'idea originaria del bene comune europeo e resistendo alla tentazione degli interessi di parte risolti dai rapporti di forza”.

Le conclusioni del seminario sono state affidate al segretario confederale Giuseppe Farina che ha invitato a valutare non solo la dimensione di rischio ma anche quella di opportunità dei trattati: “L'Europa ha tutto l'interesse – ha spiegato Farina – a esportare il suo modello sociale nel mondo, in uno scenario globale in cui le multinazionali hanno un ruolo rilevante e in cui l'Italia è un paese esportatore a cui non conviene alzare barriere; in questo contesto dobbiamo pretendere maggiore trasparenza e partecipazione e superare gli Isds rispondendo alle preoccupazioni degli investitori attraverso un potenziamento dei tribunali nazionali; per ottenere questi obiettivi – ha concluso il sindacalista – dobbiamo dimostrare che sappiamo organizzarci e agire unitariamente come sindacato europeo a partire da una discussione seria sulla politica industriale dell'Unione”.




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