CES: QUATTRO PAROLE D'ORDINE PER RILANCIARE L'UE
Le celebrazioni per i 60 anni dei Trattati di Roma avvengono in un momento particolarmente delicato della storia dell'Unione Europea che, a dirla con le parole del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, “ha smarrito nell'ultimo decennio la sua prospettiva rischiando così di implodere”. Da questo punto di vista, le celebrazioni della firma dei Trattati rappresentano un'occasione unica per attrarre l'attenzione dei capi di Stato su una situazione di disagio diffusa, avvertita nettamente dai cittadini dell'Unione, che rischia di innescare un processo regressivo. Un'occasione che i sindacati non si vogliono lasciar sfuggire consapevoli del ruolo centrale che rivestono nel percorso di costruzione di un'Europa sociale. L'incontro avvenuto presso l'Auditorium di Via Rieti in Roma, dal titolo “Per un'Europa sociale, crescita sostenibile e lavoro di qualità”, ha contato sulla presenza dei tre leader di Cgil, Cisl e Uil, del segretario generale della Ces, Luca Visentini, oltre che su quelle di vari leader sindacali europei. Un'occasione importante per compattare il fronte sindacale, anche in vista del summit sociale tripartito a carattere straordinario di Palazzo Chigi che prevede la partecipazione dei vertici delle Istituzioni Europee, del Governo Italiano e dei rappresentanti europei ed italiani delle Associazioni d'Impresa e delle Organizzazioni Sindacali.
I sindacati europei sono dunque in prima fila per porre rimedio a quella che il segretario generale della Ces definisce come “una politica macroeconomica sbagliata che ha prodotto disastri gravi e profondi e ha smantellato la fiducia dei cittadini”. In questo preoccupante contesto, il sindacato ha la responsibilità di mettere in campo “una proposta progressista alternativa” che parta dalla constatazione del profondo disagio sociale provocato da una grave crisi a cui le istituzioni europee non hanno saputo rispondere nonostante le pressioni dei sindacati. Fondamentale, per Visentini, recuperare il dialogo con le persone, riconquistare la loro fiducia, attraverso uno sforzo di rinnovamento della comunicazione che renda le proposte comprensibili e credibili. E' per questo che la Ces ha tradotto la “Piattaforma sul futuro dell'Europa” in quattro parole d'ordine che si tradurranno in altrettante campagne concrete nei territori, nei settori, nelle categorie.
La prima proposta della Ces riguarda un'iniziativa per il rilancio degli investimenti pubblici senza i quali anche gli investimenti privati sono condannati a rimanere fermi al palo. E' necessario, ha sostenuto Visentini, “rompere la retorica sbagliata che condanna tutto ciò che è pubblico e puntare alla creazione di venti milioni di posti di lavoro necessari all'Europa per tornare ad essere competitiva e coesiva dal punto di vista sociale”. La seconda parola d'ordine della Ces riguarda i salari che devono tornare a crescere insieme alla produttività, cresciuta, di fatto, in tutti i paesi europei. La campagna per l'aumento dei salari è stata lanciata dalla Ces per restituire dignità alle persone che lavorano e rilanciare la domanda interna che rappresenta il 70% della nostra economia. La terza proposta riguarda la dimensione sociale dell'Europa che va rinvigorita attraverso standard sociali elevati verso i quali tutti i paesi membri devono convergere per superare le gravissime diseguaglianze presenti nel nostro continente. E' il caso del differenziale di dieci a uno, sottolinea il leader della Ces, che intercorre fra i salari del Lussemburgo e quelli della Bulgaria. La quarta ed ultima parola d'ordine della Ces è “migrazioni”, ovvero la capacità di accogliere lavoratori immigrati in Europa in maniera coordinata e solidale integrandoli nel mercato del lavoro. L'integrazione, ha concluso Visentini, “non rappresenta un danno, al contrario è un valore aggiunto per le nostre economie e rende più sostenibili i sistemi sociali”.
Il sindacato, dunque, “non intende restare a guardare un declino che riguarda milioni di persone mentre la politica europea continua con i suoi rituali senza cambiare nulla”, come ha ribadito Annamaria Furlan. L'Europa “ha dimostrato di non essere in grado di contrastare le ricadute negative di una globalizzazione senza governo, allontanandosi dai cittadini e favorendo così lo sviluppo di movimenti nazional-populisti”, ed è per questo, sottolinea ancora il leader della Cisl, che la necessità delle riforme è oggi più evidente ed urgente che mai. Il sindacato deve però andare oltre le critiche ponendosi come soggetto proponente di strategie alternative a quelle dell'austerità che hanno finora zavorrato la ripresa economica e la creazione di nuova occupazione di qualità. E' in questo contesto che la Furlan ha lanciato il “Manifesto per gli stati Uniti d'Europa” basato su proposte fattive per il rilancio economico e sociale dell'Europa.
Il rilancio dell'Europa è al centro dell'intervento di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che indica nella ricomposizione dell'unità fra i lavoratori europei uno dei punti essenziali per rimettere l'Unione sulla giusta rotta: “Non dobbiamo dimenticarci che l'Europa – ha rilevato la Camusso – è anche nostra, dei lavoratori e delle lavoratrici e che dobbiamo essere orgogliosi di appartenervi anche se non condividiamo le attuali idee”. Il leader della Cgil indica le priorità nella crescita, nella convergenza dei salari e nella difesa della contrattazione collettiva per ridurre quelle diseguaglianze che non sembrano, al momento, interessare Brussels. Le proposte dei sindacati convincono Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che invoca una maggiore pressione sui governi per metterle in pratica e uscire dalla situazione di declino: “L'Europa – ha sottolineato il leader della Uil – negli ultimi anni è regredita; sicuramente non è questa l'Unione che i padri fondatori avevano immaginato e sicuramente non è quella che vorremmo lasciare ai nostri figli”.