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EUROPA: E' ORA DI UNA GOVERNANCE SOCIALE

“Le stesse regole rigide imposte all'economia devono essere imposte anche per costruire un'Europa sociale: siamo stufi di assistere solo a governance economica, serve una governance sociale”. Il Segretario generale della Ces, Luca Visentini, introduce così la Conferenza di metà mandato della Confederazione Europea dei Sindacati, in programma il 29-30-31 maggio presso il Teatro Quirino di Roma. Un evento che ha luogo in concomitanza con la ricorrenza dei 60 anni dei Trattati di Roma e che offre l'opportunità ai sindacati di fare il punto sull'attuale condizione del progetto di integrazione europea. Un progetto che ha bisogno di essere rivisto e rilanciato tenendo in considerazione un decennio di crisi che ha impoverito i lavoratori e favorito l'affermarsi di movimenti populisti e nazionalisti. Non c'è allora tempo da perdere per Visentini che chiama il mondo del lavoro italiano ed europeo a maggiori sforzi per affermare le ragioni dell'Europa sociale: “Questo è l'anno – ha rilevato il segretario generale della Ces - in cui una svolta radicale è necessaria per evitare il rischio dell'implosione: la dichiarazione del 25 marzo scorso è promettente ma non pensiamo che tale svolta possa effettivamente avvenire senza una forte spinta dal mondo del lavoro”.

Visentini ha ricordato le parole d'ordine lanciate dalla Ces per rimettere in moto il processo di integrazione europeo su basi eque e sostenibili. Sono allora necessari più investimenti pubblici e privati per creare occupazione di qualità e una governance che garantisca una transizione giusta verso il nuovo modello economico. La ripresa economica passa allora attraverso il superamento delle politiche di austerity e il lancio di una campagna specifica per l'aumento dei salari. Solo attraverso un aumento delle retribuzioni si rimetterà in moto la crescita, considerando che l'economia europea si basa 70% sui consumi interni. La convergenza dei salari, con il superamento dell'attuale differenziale retributivo fra paesi dell'est e dell'ovest, è una priorità della Ces che invita la Commissione europea a sviluppare quadri giuridici per implementare la contrattazione collettiva nei paesi dell'est al fine di superare l'emergenza del dumping salariale. L'ultimo punto della Ces è relativo alle questioni della mobilità e dell'immigrazione. E' dunque necessario, nell'opinione di Visentini, una svolta politica atta a garantire percorsi di accoglienza e integrazione. La chiave per risolvere i problemi dell'Unione Europea si trova, d'altra parte, proprio in Europa, secondo il presidente della Ces, Rudy De Leeuw: “L'Europa è fragile perché manca un progetto sociale - ha rilevato il sindacalista - ma l'Europa deve essere parte della soluzione perché lo sviluppo sociale è la miglior risposta ai populismi e ai nazionalismi; l'Europa o è sociale o non è”.

Una visione sottoscritta dal segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, che rileva la necessità di una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali dell'Unione. Solo in questo modo si potranno riavvicinare i cittadini europei a un progetto che al momento è percepito come sempre più distante. La creazione di nuova occupazione di qualità è allora cruciale perché il lavoro non solo produce ricchezza ma anche dignità, a differenza di un approccio assistenzialista che vede in sussidi e redditi di cittadinanza soluzioni possibili, ma poco probabili, alla crisi: “E' necessario – ha concluso Petriccioli – creare lavoro e implementare un salario che viene da un buon lavoro e non da un lavoro precario e per far questo dobbiamo rilanciare quel modello sociale europeo oggi in crisi; invito la Ces a riprendere uno degli aspetti presenti nella tradizione del sindacalismo europeo che riguarda la partecipazione organizzativa e finanziaria dei lavoratori nelle imprese”.

Rilanciare il dialogo sociale europeo è fondamentale anche secondo Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che guarda con preoccupazione al G7 di Taormina dove gli impegni in tema di sviluppo sostenibile non sembrano andare nella giusta direzione: “Come sindacati europei dobbiamo riportare i temi della sostenibilità all'ordine del giorno in Europa – ha spiegato Barbagallo – e dobbiamo tornare a fare le regole attraverso il dialogo sociale”. Il rafforzamento della contrattazione collettiva a livello europeo è la priorità espressa da Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil, che ha invocato un maggior impegno per la creazione di lavoro di qualità: “Il lavoro povero, sfruttato e senza diritti – ha detto la sindacalista - non ci interessa mentre una politica di solidarietà è necessaria per arginare populismi e nazionalismi; o lo si fa adesso o ci troveremo in condizione di non poter più rilanciare il progetto europeo e Cgil, Cisl e Uil, sindacati convintamente europeisti, possono dare un grande contributo”.




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