RETAIL, E-COMMERCE E AUTOMAZIONE
Automazione e commercio on line. Un cocktail esplosivo che potrebbe mettere in ginocchio i lavoratori del retail in tutto il mondo. Il fenomeno è già ampiamente visibile negli Stati Uniti dove circa 16 milioni di persone, un americano su dieci, sono impiegate nel settore. Secondo un recente rapporto della Cornerstone Capital Group e del Investor Responsibility Research Center Institute, tra le 6 e le 7,5 milioni di posizioni lavorative sarebbero a rischio solo in riferimento ai processi di innovazione tecnologica in fase di implementazione. La crisi del settore retail statunitense potrebbe inoltre estendersi anche a livello globale. Secondo l'agenzia di analisi di mercato Eurasia Group, sarebbero 192 i milioni di posti di lavoro messi a rischio in tutto il mondo dai processi di automazione e e-commerce.
Il settore del retail, che genera il 6% del pil statunitense, potrebbe dunque rappresentare il nuovo fronte della crisi occupazionale duplicando quanto avvenuto negli ultimi anni nel manifatturiero. C'è però una differenza sostanziale fra i due settori: la forza lavoro impiegata nel retail è 30% superiore a quella del manifatturiero. Gli ultimi dati occupazionali, che a fronte di un aumento generale dell'occupazione certificano la perdita di 50 mila posizioni nel retail dallo scorso mese di gennaio, dovrebbero, secondo i redattori del rapporto, far suonare un campanello d'allarme. Un dato che trova conferma nelle stime relative alle chiusure: sono già 3.400 i punti vendita chiusi nel corso dell'anno in Usa e, secondo le previsioni di Credit Suisse, questo numero potrebbe raggiungere la soglia degli 8.600 esercizi entro la fine dell'anno. Un conteggio preoccupante considerando che nell'anno peggiore della crisi, il 2008, erano state registrate “appena” 6.163 chiusure.
Ma cosa accadrebbe ai lavoratori del settore se le previsioni trovassero conferma nel prossimo futuro? Il pericolo maggiore sembra rappresentato dalla difficoltà di adattamento dei lavoratori alle nuove tecnologie senza piani di formazione specifici che, al momento, risultano praticamente inesistenti. La mancanza di competenze specifiche, o alternative, potrebbe rappresentare un grave handicap, visto che il retail è un settore dove si concentrano molti lavoratori low skills, a bassa formazione. Le possibilità che i lavoratori attualmente impiegati possano passare agevolmente a un sistema ad alta automazione senza un'adeguata formazione appaiono dunque ben poche. Un dato che trova conferma nel sistema di assunzione dell'e-commerce dove quattro su cinque posizioni richiedono almeno una laurea, un requisito richiesto a poco più del 10% dei lavoratori del retail tradizionale.
In base a queste considerazioni, gli analisti sottolineano come la crisi del settore potrebbe colpire le fasce di lavoratori più deboli e le piccole comunità. L'impatto dell'automazione e del e-commerce comporterebbe, infatti, conseguenze più gravose per gli insediamenti abitativi con meno di 500 mila persone dove i retailers rappresentano una fonte di impiego locale primaria. Fra i soggetti più a rischio ci sono le donne, considerando che uno dei primi obiettivi dei retailers è quello di automatizzare le operazioni di cassa. Operazioni che, nel 73% dei casi, sono gestite da donne. In termini generali, la rivoluzione del settore avrebbe, infine, ripercussioni notevoli sui working poors, i lavoratori poveri, persone che lavorano full time ma che fanno fatica ad arrivare a fine mese a causa dei bassi salari. Attualmente, negli Usa, il 36% dei lavoratori del settore riceve qualche forma di sussidio pubblico. I cambiamenti in atto, si rileva nel rapporto, potrebbero dunque avere un ulteriore forte impatto sulle finanze pubbliche e potrebbero creare tensioni sociali. La condizione dei lavoratori del settore appare, d'altra parte, come strutturale e non sembra aver molto a che vedere con il fenomeno della precarizzazione, considerando che il 71% degli impiegati ha un contratto a tempo indeterminato. Bassi salari e posti di lavoro a rischio potrebbero costituire una miscela esplosiva per un mercato del lavoro che ha da poco imboccato la via della ripresa.