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HSBC E BRASILE: TRA RESPONSABILITA' E INTERESSI ECONOMICI

Il settore dell'olio di palma può effettivamente ambire alla sostenibilità? Una domanda a cui alcuni degli attori coinvolti, non tutti e nemmeno la maggior parte, cercano di rispondere in maniera positiva con azioni tese a garantire il rispetto dell'ambiente e dei diritti umani. Il caso della banca Hsbc, che ha chiesto alla Rspo di avviare un'indagine nei confronti della Noble Plantations in relazione a presunti piani di deforestazione, dimostra una crescente attenzione degli stake holders nei confronti dei temi della sostenibilità e del rispetto dei diritti umani. Secondo molti osservatori la questione della sostenibilità è però maggiormente legata al modello di sviluppo imposto dalla globalizzazione. Il modello agricolo industriale moderno, adducendo la motivazione ampiamente controversa della necessità di sfamare la popolazione mondiale in crescita, si basa infatti sullo sviluppo di monoculture intensive la cui espansione lede, in molti casi, il diritto alla sovranità alimentare delle popolazioni locali. La storia della palma è, da questo punto di vista, emblematica e sostanzialmente simile a quella della soia in Brasile dove ingenti porzioni di foresta amazzonica sono state rase al suolo proprio per far spazio alla lucrosa cultura che solo in minima parte è destinata all'alimentazione umana ma che alimenta i profitti e gli interessi speculativi delle grandi multinazionali del settore. Ed è proprio il Brasile che si prepara ad entrare nel mercato dell'olio di palma in grande stile, destando la preoccupazione di molti osservatori che paventano l'innescarsi di ulteriori processi di deforestazione, landgrabbing e dislocazione forzata.

E a cominciare a rendersi conto che molte cose non vanno per il verso giusto sono gli stessi stake holders sempre più preoccupati del ritorno d'immagine rispetto ad operazioni commerciali che implicano la violazione dei diritti umani e dell'ambiente. La decisione della Hsbc di aprire un reclamo presso Rspo può essere considerata la prima da parte di un'istituto così importante e avviene a seguito delle recenti investigazioni sulle relazioni fra big business e banche condotte da Environmental Investigation Agency e Greenpeace. L'accusa nei confronti di banche del calibro di Hsbc, Abn Amro, Ing e Rabobank è quella di finanziare le operazioni dell'azienda Noble Plantations pronta al disboscamento di 18 mila ettari di foresta primaria in Papua. Un'operazione non ammessa dagli standard Rspo che ha avviato una procedura per l'accertamento dei fatti chiedendo all'azienda di arrestare ogni ulteriore processo di sviluppo nelle aree incriminate.

L'impressione è però quella che fermare gli abusi perpetrati per accaparrarsi fette di mercato rappresenti un'impresa titanica e che gli attori responsabili siano ancora troppo pochi. Il nuovo fronte si chiama Brasile dove il presidente Michel Temer potrebbe implementare, secondo l'allarme lanciato dal Wwf, un'agenda business friendly per favorire lo sviluppo del settore della palma. Un settore che non avrebbe bisogno di ulteriori impulsi come conferma Abrapalma, l'associazione dei produttori di olio brasiliani: secondo i dati dei produttori, il totale della terra in cui si coltiva la palma sarebbe raddoppiato nel giro di pochi anni, dal 2004 al 2010. Il Brasile, che attualmente importa olio di palma, punta all'autosufficienza nel giro di un paio di anni. L'escalation dell'olio di palma potrebbe però produrre effetti indesiderabili, considerando anche le cattive performance del paese in fatto di espropri e dislocazioni forzate. Pratiche diffuse in Brasile che spesso conducono a epiloghi tragici: nel 2016, sono stati denunciati ben 62 assassini legati a conflitti per la proprietà della terra, il dato più alto dal 2003 ad oggi.









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