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VIVERE IN CAMPAGNA È PERICOLOSO

C’era una volta la campagna, un luogo ameno e incontaminato dove rifugiarsi, dove trovare sollievo dal caos e dall’inquinamento della città. C’era una volta, perché oramai anche questa possibilità di fuga e riconciliazione con la natura sembra essere preclusa. Le campagne, a causa dell’agricoltura moderna ad alto input chimico, sono ormai più inquinate delle città e i suoi abitanti vivono nel terrore delle continue irrorazioni di agenti nocivi. “Siamo tutti ostaggi dell’agricoltura industriale e siamo costretti a vivere barricati dentro casa con le finestre chiuse nel terrore di mandare i nostri bambini a giocare all’aperto”. È questa la denuncia di Renato Bottiglia, residente nell’Agro Pontino e moderatore del gruppo Facebook da oltre 65 mila membri “No pesticidi”.

Bottiglia ha appena consegnato ai rappresentanti delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato, le parlamentari Sara Cunial e Silvia Benedetti e il senatore Saverio De Bonis, una petizione firmata da 25 mila persone per chiedere maggiori tutele per le popolazioni rurali che vivono nelle vicinanze delle coltivazioni. Le richieste, presentate in occasione di una conferenza stampa alla Camera dei deputati, si concentrano sul rispetto delle distanze di sicurezza e sull’obbligo di avvisare i residenti prima di ogni trattamento ma il messaggio alla politica risulta ancora più forte e chiaro: oltre ai lavoratori del settore e ai cittadini consumatori, anche le persone che vivono in contesti rurali cominciano a essere consapevoli dei danni provocati all’ambiente e alla salute umana da un certo tipo di agricoltura altamente sovvenzionata dallo Stato.

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