SIAMO FATTI DI TERRA. LA SALUTE DEL PIANETA E DELLE PERSONE
Quando si parla di salute, salvo precisazioni, s’intende la salute della persona, dell’essere umano. Come se “star bene”, “essere in salute” fossero lussi che solo la nostra specie si può permettere. Eppure il concetto di salute è quanto di più trasversale esista al mondo. Perché la Terra è essa stessa un organismo vivente, e se a “star male” è una specie animale o vegetale, allora ne risentiamo tutti. La parola “salute”, dunque, sta subendo un’evoluzione olistica simile ad altri termini ed espressioni che hanno a che fare con la sostenibilità. Per far sì che la nostra specie stia bene, è necessario che anche l’ambiente in cui viviamo, che la Terra che ci ospita siano in salute. E il primo segnale di tutto ciò è il rispetto della catena alimentare, del modo in cui ci nutriamo, del cibo che produciamo e assumiamo. Per parlare di tutto questo, il 2 luglio presso le Serre dei Giardini Margherita a Bologna, si è tenuta la prima tavola rotonda di un percorso dal nome Siamo fatti di Terra. Un progetto nato dalla collaborazione tra Alce Nero, l’impresa partecipata costituita da agricoltori biologici e trasformatori, e LifeGate che ha come obiettivo proprio quello di far riflettere sul fatto che ciò che fa bene all’ambiente e alla Terra, fa bene alle persone.
Presenti al tavolo di un confronto pieno di passione la dottoressa Fiorella Belpoggi, alla guida del Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” che fa capo all’Istituto Ramazzini di Bologna, il professor Giovanni Dinelli del dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna, Manlio Masucci dell’organizzazione Navdanya International, fondata in India dalla scienziata e attivista Vandana Shiva, Chiara Marzaduri, responsabile comunicazione di Alce Nero e Nicoletta Tranquillo, fondatrice di Kilowatt, la realtà che gestisce proprio lo spazio delle Serre dei Giardini Margherita.
E proprio di agroecologia come alternativa al “fallimento della rivoluzione verde” ha parlato Masucci. “Molti agricoltori indiani hanno perso qualsiasi tipo di conoscenza agricola, stretti tra le maglie delle multinazionali e dei debiti contratti per comprare sementi e pesticidi. Oltre al sapere, il sistema industriale attuale distrugge il suolo e contamina le acque causando danni immensi anche alla salute delle persone”, continua Masucci. “Quando andiamo al supermercato e compriamo un prodotto ‘economico’ che viene da questo tipo di produzione, risparmiamo solo in teoria perché quei soldi vengono spesi in altro modo, ad esempio per curare le persone che contraggono malattie causate dai pesticidi”.
Fonte Lifegate