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Belpoggi (Istituto Ramazzini): effetti del glifosato sulla salute gravi, presto nuove prove

L’approvazione della mozione presentata dalla senatrice Cattaneo, che impegna il governo a una review sistematica sul glifosato, ha perlomeno un merito. Quello di aver aperto un dibattito incandescente sul modello produttivo agricolo italiano e sugli effetti dannosi causati dall’utilizzo dei fitofarmaci. Al di là degli opinabili contenuti della mozione definita “pro glifosato”, è stato infatti il dibattito in aula a sollevare molte perplessità sulla direzione che il nostro paese si prepara ad intraprendere, al di là delle dichiarazioni entusiastiche di facciata rispetto al Green Deal europeo e alle strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. L’obiettivo della riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2030, appare oggi come una mera illusione se accostato alle dichiarazioni di voto di molti senatori, tra chi ha assicurato come non ci siano alternative all’attuale modello produttivo e chi ha serenamente ammesso la propria ignoranza in materia rimettendosi nelle mani della scienza.

Ma la domanda sorge spontanea: di quale scienza stiamo parlando? Siamo sicuri che tutti i dati scientifici siano stati correttamente riportati ed attentamente analizzati prima di approvare le mozioni all’ordine del giorno? E come riconoscere la sottile linea che separa la posizione scientifica da quella politica o addirittura ideologica? Esiste, infine, un problema di competenze all’interno delle istituzioni italiane? Abbiamo posto queste domande alla dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini, centro di ricerca indipendente all’avanguardia e riconosciuto in tutto il mondo. La stessa dott.ssa Belpoggi è stata parte attiva di procedimenti legali negli Usa proprio per determinare gli effetti di sostanze chimiche sulla salute umana. L’Istituto Ramazzini, ci anticipa la dott.ssa Belpoggi, è inoltre in procinto di concludere e presentare i risultati del più grande studio integrato mai eseguito sul glifosato e i suoi formulati. Risultati che potrebbero presto contribuire a rendere la mozione pro glifosato approvata dal Senato solo un brutto ricordo.



Dott.ssa Belpoggi, il Senato si è da poco espresso in maniera ambigua sulla questione glifosato approvando sia la mozione che lo condanna, che ha avuto come primo firmatario il senatore De Bonis, sia quella che lo salva, firmata in primis dalla senatrice Cattaneo. Un pareggio che rischia di sfociare nell’immobilismo. L’Isde ha pubblicato una nota, da lei sottoscritta, smontando tutte le affermazioni “scientifiche” contenute nella mozione “pro glifosato”. Come ha letto la decisione di approvarla comunque?

La prima ambiguità, mi permetta, riguarda proprio l’esito del voto in aula, che alcuni senatori ci spiegano essere stato alterato da errori. In ogni caso, sono convinta che i parlamentari che hanno votato a favore della mozione Cattaneo non conoscano o non abbiano capito quale sia la gravità delle conseguenze avverse sulla salute correlate all’utilizzo del glifosato e dei suoi formulati. Questi effetti avversi, già pubblicati in dozzine di studi in riviste autorevoli peer reviewed, riguardano non solo gli effetti cancerogeni evidenziati dalla Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) della OMS, ma soprattutto gli effetti di interferenza endocrina sull’assetto ormonale dei nascituri e dei neonati che lo possono assumere attraverso la madre durante la gestazione o attraverso il latte materno alla nascita. Queste esposizioni permangono poi per tutta la vita, come dimostrato dal fatto che il glifosato e l’AMPA (suo prodotto di degradazione) vengono ritrovati nelle urine dei cittadini di tutte le età e che la nostra agenzia per l’ambiente ISPRA ci dice essere il maggior contaminante delle acque di superficie.

Mi rendo conto che raccogliere queste informazioni, saperle selezionare tra le tantissime informazioni in circolazione e riuscire a metterle in relazione tra loro, non è un’operazione banale, specie per chi non tratta quotidianamente questi temi. Ed è anche compito di noi scienziati guidare i neofiti nella comprensione di queste classificazioni. Perciò, le confesso, che mi ha amareggiato ascoltare in aula un racconto della classificazione della IARC quasi ridicolizzato, mentre è importante che le persone, i parlamentari ma anche quelli che ascoltano il dibattito da casa, comprendano che la IARC si riferisce agli effetti cancerogeni e classifica le sostanze per la loro capacità di indurre cancro e con quali meccanismi. Al di là della classificazione della IARC restano tutte le altre patologie ambientali e la letteratura scientifica di riferimento. Ecco: inquadrando la questione in questo modo si aiutano i cittadini a comprendere questioni a volte anche molto complesse, che è compito di noi scienziati tradurre e mettere a disposizione di tutti. È un fatto di democrazia, di acceso paritario all’informazione. Non è una questione marginale.


Considerando quanto sta avvenendo in Europa, con nuovi impulsi a un’economia più verde, rispettosa della biodiversità e della salute delle persone, non ha l’impressione che l’Italia stia andando in direzione opposta? Qual è la situazione sul rinnovo dell’autorizzazione al glifosato in Europa e qual è la posizione che auspica per il nostro paese?

Non è che l’Italia stia andando in direzione opposta, l’Italia, come dicevo, ignorando le conseguenze delle proprie decisioni, si fa guidare nelle scelte piuttosto che dalla sostenibilità ambientale, da quella economica, ignorando che oggi il green deal ci orienta proprio verso scelte politiche che mettano d’accordo economia, etica, valori sociali e salute. L’Europa nei suoi programmi è questo che vuole, la sostenibilità a tutti i livelli, e per fortuna, se vorremo attingere ai fondi europei messi in campo, ci dovremo attenere alle regole europee. Per quanto riguarda il glifosato, la situazione è a questo punto. Il 15 Aprile 2019, lo Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed della UE ha accolto la proposta della commissione di designare quattro Stati Membri come relatori associati per la prossima valutazione del glifosato. Questo Assessment Group on Glyphosate (AGG) comprende Francia, Ungheria, Olanda e Svezia. La decisione è stata formalmente adottata come “Commission Implementing Regulation (EU) 2019/724” il 10 Maggio 2019. Il lavoro è stato svolto dalle rispettive agenzie nazionali e depositato alla Commissione Europea. Poichè l’autorizzazione attuale del glifosato scadrà il 15 Dicembre 2022, il processo di rinnovo è già cominciato. Una volta terminate la valutazione scientifica, AGG la trasmetterà ad EFSA, che supervisionerà la valutazione degli Stati Membri. Verrà anche messa in atto una consultazione pubblica del rapporto AGG.


Nell’esposizione della mozione Cattaneo e dalla discussione generale si è parlato esclusivamente del principio attivo del glifosato tacendo il fatto che tale principio attivo è solo una componente, e oltretutto minima, all’interno dei diserbanti messi in commercio e usati in agricoltura. Qual è il peso reale del resto dei coformulanti in una valutazione seria della questione? Ha senso effettuare un’analisi sui possibili effetti dannosi di un erbicida basandosi solo sul principio attivo?

I nostri dati suggeriscono che nella prima fascia di età, cioè dalla vita embrionale fino all’adolescenza (corrispondente all’età equivalente nell’uomo: vita embrionale -18 anni circa), la ADI (dose giornaliera consentita) americana per il glifosato (1,75 mg/kg peso corporeo) e il suo formulato Roundup possono interferire con alcuni parametri considerati biomarker del normale sviluppo sessuale, della genotossicità e delle alterazioni della flora batterica intestinale. Gli effetti sono molto più evidenti quando la stessa quantità di glifosato viene somministrata con il formulato, indicando che il Roundup, cioè il formulato che viene usato per il diserbo, è più tossico del glifosato da solo. Questa osservazione è molto importante anche per comprendere perché la IARC e l’EFSA due anni fa sono addivenute a due pareri contrastanti sul glifosato: IARC ha valutato anche i suoi formulati, cioè i composti che vengono usati come tali in agricoltura, EFSA ha invece valutato il glifosato somministrato come tale. In più, IARC ha preso in esami lavori accademici e indipendenti, EFSA quasi unicamente studi prodotti dall’industria, peraltro tenuti segreti se non dopo l’ordine della Corte di Giustizia Europea di renderli pubblici. Questa storia, come tante altre, mette in luce una mancanza grave di trasparenza delle Istituzioni.


Una delle questioni al centro del dibattito è stata la recente notizia del patteggiamento della Bayer per 10 miliardi per terminare circa 95 mila cause legali intentate negli Usa per danni alla salute apparentemente provocati dal glifosato. La Cattaneo ha definito tale vicenda come “quella che da un punto di vista giornalistico è stata chiamata un’estorsione su procedimenti legali” e ha successivamente dichiarato che non c’è correlazione fra il patteggiamento e la presunta colpevolezza della Bayer-Monsanto. Lei è stata chiamata nel recente passato come teste in processi negli Stati Uniti proprio su queste questioni. Qual è il suo punto di vista?

Un deciso aumento di Linfomi Non Hodgkin (NHL) negli agricoltori degli USA, forti utilizzatori di glifosato/Roundup, ha portato i giudici a riconoscere i primi casi correlati all’attività lavorativa con l’uso costante per lungo tempo dell’erbicida. Sulla base di questi primi riconoscimenti, come ci si potrebbe aspettare in qualsiasi Paese, non solo negli USA (vedi in Italia i casi da mesotelioma da amianto, fino agli anni 90 non riconosciuti, e dopo i primi valutati legalmente come correlati all’amianto sono emersi centinaia di nuovi casi) migliaia di cause sono state intentate contro Monsanto//Bayer.

Nel 2013 sono stata protagonista di un processo contro la Exxon Mobil, per l’inquinamento con MTBE delle falde acquifere nella cittadina di Jacksonville, vicino a Baltimora, Maryland. Gli studi del Ramazzini erano gli unici studi indipendenti sull’MTBE disponibili e fui chiamata a testimoniare sui pericoli correlati all’assunzione di acqua potabile contaminata da questo additivo delle benzine verdi. La causa fu vinta dai cittadini che ottennero un risarcimento di 1,8 miliardi di dollari. Posso assicurare che i processi americani, proprio per la posta in gioco, si svolgono su basi estremamente scientifiche, non opinioni, ma prove vengono richieste agli avvocati di ogni parte. Nel mio caso dovetti subire 19 ore di “deposition” davanti ai legali della Exxon prima di essere ammessa come testimone nel processo.

Forte di questa esperienza, nell’apprendere la notizia della Bayer, ho pensato immediatamente che quello straordinario patteggiamento avveniva perché la multinazionale era sicura di poter perdere molto di più di quanto abbia patteggiato, perché le prove di causalità sono sufficienti per condannare il glifosato. Più in generale, mi ha molto colpito che la senatrice Cattaneo abbia voluto raccontare la class action contro la Bayer come una sorta di estorsione di massa, una colossale truffa fatta alla luce del sole ai danni di un colosso potentissimo. Un truffa tra le tante truffe che, stando al suo racconto, si incontrano su questi temi. Anche in questo caso, la questione va inquadrata correttamente: quel processo è uno dei tanti processi che nel mondo si aprono a difesa di lavoratori e cittadini che subiscono gravi danni alla salute dalla contaminazione dei loro luoghi di vita e di lavoro.

Sono lavoratori e cittadini che si ammalano e che muoiono: solo in Italia le curve da mesotelioma da amianto e quelle delle leucemie a Taranto evidenziano una realtà gravissima, che non possiamo ignorare. Alcuni processi riconoscono a quelle persone degli indennizzi, ma molte delle vittime resteranno senza giustizia. In questo contesto è possibile pure che esista qualche studio legale in malafede: se si ha fiducia nella giustizia, si denuncia e si attende il suo corso. Ma non si generalizza: è un po’ come se alla notizia di un politico corrotto, arrivassimo subito alla conclusione che tutta la politica fosse corrotta: un ragionamento autodistruttivo e qualunquista che non ci porta da nessuna parte.


Verso la fine del suo intervento, la senatrice Cattaneo si chiede come faremmo a diserbare strade, autostrade, ferrovie e aree verdi pubbliche senza il glifosato aggiungendo che “per la sicurezza di tutti noi non c’è alternativa”. Lei si sentirebbe sicura a mandare il suo nipotino a giocare in un parco appena trattato con un erbicida a base di glifosato?

Guardi, il problema non è del mio nipotino, ma di tutti i bambini del mondo. Nel nostro studio abbiamo osservato che il glifosato /AMPA accumula nei tessuti e quindi che noi non siamo in grado di stabilire una dose senza rischio, soprattutto per quelle categorie della popolazione più suscettibili, come donne in gravidanza e bambini. Per quanto riguarda le alternative, io so che esistono, ma che purtroppo non ci sono fondi adeguati per la ricerca per sviluppare innovazione nel settore dei pesticidi; servono investimenti per passare velocemente ad un periodo di transizione dove gli agrofarmaci più tossici vengano via via sostituiti da prodotti naturali e da pratiche agricole che ne diminuiscano/aboliscano l’uso. E’ necessario seguire l’Europa e le sue regole, che ci stanno indicando il cammino per uno sviluppo agricolo sostenibile: lo sviluppo sostenibile comincia dalla terra.


L’Istituto Ramazzini è impegnato in uno studio internazionale indipendente, ovvero autofinanziato e quindi non soggetto alle pressioni delle multinazionali, sugli effetti del glifosato sugli esseri umani. Ci può dire a che punto siamo, quando verrà presentato e soprattutto ci può dare qualche anticipazione?

Si, siamo riusciti a partire con il più grande studio integrato mai eseguito sul glifosato e i suoi formulati, quello maggiormente usato in Europa e quello maggiormente usato negli USA (www.glyposatestudy.org). Il progetto è molto ambizioso e vorremmo riuscire a fornire alla UE i dati necessari prima della prossima autorizzazione nel 2022. Lo studio è finanziato da crowdfunding online e da contratti di ricerca con Enti pubblici italiani e stranieri. Le confesso con un certo rammarico che mentre sono stata chiamata a riferire sull’andamento dello studio dal Ministro della Transizione Ecologica francese, dal gruppo di lavoro sui pesticidi della UE, da alti rappresentanti dei governi esteri, purtroppo dal mio Paese, che amo tanto, non ho mai avuto un cenno di interesse e di apprezzamento. Noi scienziati siamo abituati al confronto, la comunità scientifica vive e cresce grazie al confronto. Per questo sono disponibilissima a confrontarmi sempre, anzi, dirò di più, sento il dovere di condividere tutte le informazioni che in anni di studi su agenti chimici e fisici ho raccolto. Questo è il senso della ricerca indipendente, che è sempre trasparente e al servizio del cittadino.


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