Fermiamo i noccioleti intensivi, per un futuro senza pesticidi
Le nocciole in Italia spopolano, con particolare riguardo per il Lazio, la Campania, il Piemonte. Sono piante relativamente facile da coltivare, e molto richieste dall’industria alimentare. Se non che, dietro le monocolture di nocciole si celano i soliti problemi di sempre. Territori selvaggi eradicati per essere piegati alle esigenze umane, impiego di fertilizzanti e diserbanti su larga scala, trasformazione radicale di interi paesaggi. Un ettaro di noccioleto coltivato in modo convenzionale rende fino a 50 quintali di nocciole, a fronte dei 15/20 quintali che si ottengono dalla coltivazione biologica, ma i due sistemi sono agli antipodi. In più, in un noccioleto convenzionale ogni anno sono sette o otto trattamenti di fitofarmaci per combattere i parassiti.
Serve un progetto nuovo, serve la responsabilità di tutti: amministratori, produttori, tecnici e cittadini ovvero l’intera comunità. Da qui può prendere avvio un nuovo modello di sviluppo sostenibile, per l’ambiente, per la nostra economia, per il nostro cibo, per la salute.
Intervengono:
Gabriele Antoniella e Alice Rohrwacher, Comunità rurale diffusa (Umbria-Tuscia)
Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio
Moreno Botti, Distretto rurale del Valdarno Superiore
Mauro Agnoletti, Osservatorio regionale sul paesaggio
Francesco Sottile, Università di Palermo, Slow Food Italia
Stefano Mantellini, azienda biologica Campo del Monte (Valdarno)
Viviano Venturi, Agricoltori Custodi
Claudia Panichi e Sandra Masi, Associazione produttori del Pratomagno
Interventi finali
Introduce e modera: Manlio Masucci, giornalista
Durante l’incontro verrà proiettato Omelia Contadina – Film 2020 (durata 10’), regia JR, Alice Rohrwacher
L’evento è una delle conferenze di Terra Madre.
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