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La lobby ogm sbarca in Africa

Un intero continente messo sotto assedio dalle potenze occidentali. Una nuova fase di colonizzazione che non avviene più tramite gli eserciti ma attraverso l’utilizzo di armi altrettanto potenti: le leggi di proprietà intellettuale imposte alle popolazioni attraverso accordi commerciali. La colonizzazione dell’Africa sembra, da questo punto di vista, non essersi mai arrestata. E gli Ogm sono il nuovo strumento, uno strumento più affilato di una baionetta e più resistente di un avamposto militare nel deserto. Le multinazionali dell’agribusiness stanno, di fatto, lanciando un’opa sul futuro dell’intero continente appropriandosi, legalmente e finanche filantropicamente, di un bene comune primario fondamentale per la vita sulla terra al pari dell’acqua e dell’aria: il seme.

La retorica è sempre la stessa: quella di voler sfamare i poveri africani. Ma estendere monopoli sul mercato dei semi significa pregiudicare la sovranità alimentare delle popolazioni locali, significa prenderle come ostaggi e detenerle nelle celle, chiuse a doppia mandata, del libero mercato. Di fronte a questo saccheggio legalizzato, c’è ancora chi si chiede se gli Ogm facciano bene o male. La risposta, vedendo i risultati dell’esperienza africana, è semplice: gli Ogm fanno bene ai bilanci delle multinazionali dell’agribusiness e fanno male all’ambiente, che perde biodiversità, ai consumatori, che perdono la libertà di scegliere come alimentarsi, e ai piccoli e medi produttori agroecologici che, ancora ad oggi, rappresentano la fonte primaria di produzione di cibo nel mondo.




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