Ogm, il gennaio nero dell’agribusiness
È un gennaio nero per le multinazionali dell’agribusiness e i loro lobbisti. Messico, Perù e Tanzania hanno chiuso le porte agli Ogm mentre, in Italia, ventisei organizzazioni di agricoltori e della società civile hanno lanciato una pervasiva campagna di informazione e pressione che ha indotto la commissione agricoltura della camera a confermare il bando non solo alla vecchia generazione di Ogm ma anche alle nuove Nbt (New Breeding Techniques).
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Un successo della società civile che si registra a pochi giorni da analoghi successi in America Latina. Il 1° gennaio 2021 è entrato in vigore in Messico un decreto presidenziale per l’avvio della graduale eliminazione di «uso, acquisizione, distribuzione, promozione e importazione» del glifosato, con un periodo di transizione che durerà fino al gennaio 2025. Il decreto «revoca e si astiene» dal concedere permessi per il rilascio di sementi di mais geneticamente modificato al fine di proteggere la sicurezza alimentare e la sovranità alimentare del Paese, il mais autoctono e i suoi campi di mais tradizionali. Allo stesso modo, le autorità preposte alla biosicurezza devono «revocare e astenersi» dal concedere autorizzazioni per l’uso di mais geneticamente modificato negli alimenti, fortemente importato dagli Stati Uniti, con l’eliminazione graduale che dovrà essere completata entro il 31 gennaio 2024. Anche il Perù sceglie la sovranità alimentare e la biodiversità. Il 5 gennaio 2021, è stata prorogata, fino al 31 dicembre 2035, la moratoria sull’ingresso e la produzione di Ogm nel Paese. Il 12 gennaio, è invece il turno della Tanzania, che annuncia la sospensione di tutti gli esperimenti di ricerca sugli Ogm nel Paese.
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