Pesticidi: la necessità di efficienti strumenti di controllo
Ridurre del 50% l'utilizzo di pesticidi entro il 2030. Un obiettivo ambizioso che potrà essere raggiunto solo con adeguati ed affidabili strumenti di monitoraggio e statistica. Strumenti che, al momento, non appaiono adeguati. A lanciare l'allarme sono 79 organizzazioni europee della società civile, del mondo produttivo e sindacale che chiedono maggiore efficienza e trasparenza sui processi di acquisizione e divulgazione dei dati relativi all'uso dei pesticidi. Secondo Client Earth, l'organizzazione che ha redatto la lettera aperta, la forte proposta legislativa della Commissione europea per aggiornare gli strumenti di controllo a disposizione dell'Unione, rischia di essere indebolita dagli emendamenti proposti dal Consiglio degli Stati membri.
“Oltre alla necessità di analizzare le tendenze, dati precisi e pubblici sull'uso dei pesticidi – si legge nella lettera aperta - sono anche indispensabili per permettere un'analisi più realistica dell'esposizione dei lavoratori agricoli e dei residenti nelle zone rurali, così come l'esposizione della fauna selvatica e degli ecosistemi. Tali dati sono anche fondamentali per il monitoraggio dell'acqua, in particolare per i fornitori di acqua potabile. Sono anche fondamentali per molti altri compiti necessari che sono di interesse pubblico. Ridurre la pressione dei pesticidi sulla natura in Europa non è solo urgente per la biodiversità; è anche di grande importanza per milioni di cittadini”.
La questione del monitoraggio e delle statistiche sull'utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura appare essere di capitale importanza come dimostrano alcuni recenti studi. E' il caso della Francia, paese considerato come primo consumatore di pesticidi in Europa. Livelli quantificabili di glifosato nelle urine sono stati rilevati nel 99,8% della popolazione francese, con valori più alti negli uomini, nei giovani e negli agricoltori. Questo studio, pubblicato nel gennaio del 2022 dall’Università di Mayotte e l’Inserm di Marsiglia, comprende 6848 partecipanti reclutati tra il 2018 e il 2020. “I nostri risultati – concludono i ricercatori - mostrano una contaminazione generale della popolazione francese con glifosato, e contribuisce ulteriormente alla descrizione di una contaminazione diffusa nei paesi industrializzati”.
Lo studio conferma le preoccupazioni espresse dalla Campagne Nationale Exploratoire des Pesticides che, nel luglio del 2020, ha rintracciato 75 sostanze nell'aria, di cui 32 giudicate prioritarie per la loro pericolosità e tossicità. Queste includevano glifosato (erbicida), folpel (fungicida) e lindano, un insetticida vietato dal 1998. Lo studio ha analizzato circa 100.000 campioni prelevati da 50 siti in tutta la Francia, sulla terraferma e nei territori d'oltremare e attraverso diversi tipi di aree, tra cui il 50% urbano / semi-urbano, e il 50% rurale.
La questione riguarda anche l'Italia. Il recente bio-monitoraggio sul polline condotto dall’Associazione Apicoltori della val di Sole con la collaborazione della Libera Università di Bolzano ha rintracciato, nei campioni analizzati, 15 diversi insetticidi, 43 fungicidi e alcuni erbicidi.
A livello scientifico, gli studi che mettono in correlazione molte sostanze contenute negli agro-farmaci in commercio e il cancro sono in continuo aumento. Nel novembre del 2021, lo studio Comparative Toxicogenomics of Glyphosate and Roundup Herbicides, pubblicato sulla rivista Toxicological Science, ha confermato le connessioni fra il Round Up, l'erbicida della Monsanto a base di glifosato, e la cancerogenesi.
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